martedì 1 gennaio 2008

Il migliore del 2007,per un migliore 2008:Nobel all'italoamericano Capecchi.A 9 anni lasciò l'Italia con la madre sopravvissuta a Dachau



Assegnato all'italo-americano Mario R. Capecchi il Premio Nobel per la Medicina 2007.
Insieme a Capecchi premiati Evans e Smithies.
Il prestigioso riconoscimento è stato dato per gli studi condotti "per introdurre specifiche modificazioni genetiche nei topi, utilizzando cellule staminali embrionali".
Il professor Capecchi lavora all'University of Utah ed è stato allievo del premio Nobel James Watson che con Francis Crick scoprì la struttura del DNA.
Il frutto principale del lavoro di Capechi è il "gene targeting" ossia la sostituzione mirata di un pezzo di DNA con un altro.
La prospettiva futura: la possibilità di sostituire geni difettosi per curare malattie attualmente incurabili.
Nato in Italia, a Verona, il 6 ottobre del 1937, da madre americana e da padre italiano, ha trascorso in Italia i primi anni dell'infanzia.
Il padre aviatore del nostro esercito fu abbattutto all'inizio della guerra.
Così Capecchi parla della madre, Lucy Ramberg, poetessa perseguitata dal nazi-fascismo e deportata nel lager di Dachau:


"Prima dell’inizio della guerra aveva scritto contro il fascismo e a
guerra iniziata aveva continuato, anche contro il nazismo.
Sua mamma era una
pittrice americana che viveva a Firenze eil padre era tedesco.
Mia mamma
odiava l’oppressione, la dittatura, la mancanzadi libertà e i suoi versi lo
dicevano con grande chiarezza.
La Gestapo le dava la caccia e la trovò in un
maso dell’altopiano della Renon nel 1941. Venne deportata a Dachau, che allora
era un campo di concentramento solo per detenuti politici; i nazisti e i
fascisti volevano fermare lei e le sue poesie. Fucatturata poco a Nord di
Verona, in Alto Adige, quando non avevo che quattroanni e mezzo.
Mi trovai
da solo, per strada. Cercavo il cibo, avevo fame. Dall’età di 4 anni e mezzo
fino a 9 anni ho vissuto per le strade di Bolzano, Verona, Reggio Emilia. Il mio
unico pensiero era mangiare, evitare i pericoli e sopravvivere. Ero affamato. Ho
vissuto giorno per giorno. Non sapevo se avrei mai più rivisto mia madre. Fu lei
a trovarmi in un ospedale di Reggio Emilia il 6 ottobre 1946, il giorno dei mio
nono compleanno. Fu come un miracolo, quel giorno tornai a vivere.
L’Italia
era distrutta, restammo a Verona per un altro anno e mezzo, ma poi la decisione
fu di andare in America"

2 commenti:

  1. un grazie per l'adesione all'iniziativa, e per questo bellissimo articolo, che sicuramente è di buon auspicio all'inizio di un nuovo anno, visto che ci racconta di un uomo che dalla vita di strada, travolto bambino dagli orrori di una guerra, è riuscito ad arrivare fino al premio Nobel.

    con amicizia, i miei più sinceri Auguri di un Felice Anno Nuovo

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