giovedì 10 maggio 2007

Mattogno 2 : Risposta di Rotondi: nessuna risposta





E’ di questi giorni un’altra replica di Carlo Mattogno alle mie riflessioni

Non ci sarà l’ennesima mia confutazione: il troppo storpia e stanca i lettori (per la verità pochini...) probabilmente già ampiamente annoiati dai nostri polpettoni olocaustici.
Qualsiasi cosa io possa dire, so già che il revisionista mai rinuncerebbe all’ultima parola un po’ per suo habitus comportamentale, un po’ per ossequio a quella strategia retorica e argomentativa, propria del negazionismo, che Richard J. Green, in uno dei tanti scritti che mi diletto a citare senza aver mai letto…, efficacemente ebbe a definire war of attrition in cui

Mi stupisce invece che colui che si autoproclama senza falsa modestia e senza presunzione, il revisionismo storico in Italia si prenda la briga di pubblicare prima un libro di 80 pagine quindi un altro scritto di 103 pagine corredato da ben 89 note al solo scopo di rispondere al phamphlet di un oscuro dilettante, "chirurgien (?) de province qui s'ennuie". Je vous remercie mais je ne suis pas un chirurgien comme je n'était pas un philosophe... Je suis seulement un cardiologue "de province" qui travaille dans un grand hôpital avec beaucoup de malades et je n'ai pas le temps pour me ennuyer... Excusez-moi mais je ne sais pas quesque c'est un "expert des choses schoatiques".
Dovrei forse essere lusingato del fatto che l’attuale punta di diamante del revisionismo olocaustico mondiale abbia inteso dedicarmi tanto del suo prezioso tempo sottratto a “studi ben più seri”; nel contempo tremo al pensiero di quanto avrebbe scritto se esperti mondiali quali Pressac, Piper o Van Pelt avessero avuto l’ardire di “confrontarsi con i suoi scritti” ? «Μέγα βιβλίον, μέγα κακόν *» : Callimaco per il momento trasalirebbe dinanzi al suo paventato studio in 2 volumi sui forni crematori!
Mattogno, mi creda, non per protervia olocaustica ma per amore dell’elegia, mi risulta difficile rispondere alla sua lunga lista della lavandaia. Anche perché ad un mio intervento civile e pacato, senza alcun epiteto offensivo, mi si è risposto assai maleducatamente dandomi del millantatore, del saccheggiatore, dello scopiazzatore, dell’ ignorante talora “tenebroso” talora “prodigioso” (preferisco prodigioso) e seppur indirettamente del ciarlatano, accusandomi di essere in malafede e complice delle menzogne degli assassins de la vérité. Prolungare un dibattito del genere ad libitum diventerebbe lezioso, noioso, inutile; consolidarlo sui toni ingiuriosi e livorosi proposti da Mattogno ci porterebbe inevitabilmente ad una bega da pollaio e ad una rissa pacchiana on line che non era nei miei intenti ed è assai lontana dal mio stile.

E’ deludente per non dire banale che, parafrasando Vidal-Naquet, venga usata la definizione di assassins de la vérité in riferimento alla Storia proprio da chi si presenta come revisionista; non per il “reato di lesa maestà olocaustica”, come potrebbe pensare qualche sprovveduto, ma perché, se esistesse la verità storica, non ci sarebbe necessità di alcuna ricerca storica. La Storia è fatta di ricerche, interpretazioni e, mi si consenta l’ossimoro, conclusioni mai definitive che tendono alla Verità ma si fermano alla semplice veridicità la quale, mutuando un termine giuridico, può al massimo concedersi assoluzioni o condanne al di là di ogni ragionevole dubbio.

Accetto invero la definizione di “dilettante della storia”, da me stesso inaugurata. Ho detto e confermo che Mattogno è un grande conoscitore di Auschwitz e dei suoi archivi, non spetta a me invece sostenere se sia o meno un “dilettante della storia” per quanto iper-informato: non ne ho la competenza. Uno dei tratti distintivi del dilettantismo è proprio la conoscenza maniacale ed ossessiva di uno specifico argomento, ciò non ci rende automaticamente professionisti della materia. Posso però affermare di non essere un “dilettante scientifico” e, mi par di capire in verità, che Mattogno non mi rivolga tale accusa. Absit iniura verbis, devo invece dire che è Mattogno un “dilettante della scienza” e lo dimostrano le sue imprecisioni e i suoi errori grossolani, lo confermano le sue giustificazioni inconsistenti; non si tratta di voler “inchiodare nessuno al passato” perché, che io sappia, le proprietà dell’acido cianidrico o l’epidemiolgia cardiovascolare non hanno subito alcuna modifica dall’apertura degli archivi moscoviti…

Non rispondo, non confuto e non consiglio. Mi limito a trasmettere a chi si autoreferenzia come “il revisionismo storico in Italia” il suggerimento di un mio illustre concittadino
la semplicità è compagna della verità come la modestia lo è del sapere”.

Concludendo Risposta di Rotondi: nessuna risposta
* Μέγα βιβλίον, μέγα κακόν (Mega biblìon, mega kakòn) letteralmente "grande libro, grande male"

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

Della Casa G: Galateo overo de' costumi, BUR Milano 1992

PS: My Banned Holocaust Interview è talmente introvabile da trovarsi su internet anche gratis!
e può essere acquistato ordinandolo on line su numerosi siti:

Questa si che è una “cosa gustosa”!






7 commenti:

  1. E' evidente che chi si abbandona agli insulti non ha nessun'argomentazione valida da apportare. Se poi lo stesso si autodefinisce un guru o un rappresentante (di qualcosa) la dice lunga sui suoi problemi personali e relazionali.
    Buona serata :)

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  2. Faccio solo notare che in Mattogno non si riscontra alcuna differenza di stile tra Ritorno della Luna di Miele ad Auschwitz e la successiva rielaborazione, quindi "non si capisce" perche' queste lamentele sugli "insulti" non abbiano portato alla chiusura del dibattito gia' dopo il primo scritto di Mattogno.
    Si e' abbozzata dapprima ad una risposta e poi...

    I discorsi sulla modestia lasciano il tempo che trovano: non mi pare che Mattogno abbia immodestamente affermato il falso.
    La questione non e' nemmeno opinabile: chi sono gli autori revisionisti italiani che hanno contribuito alla ricerca olocaustica piu' di Mattogno?

    La ricerca storica e' fatta anche di dibattiti; "l'ultima parola" (se tratta di storia) e' soltanto l'ultimo contributo alla ricerca. Evidentemente Rotondi ha preferito avere "l'ultima parola" senza trattare di storia, quindi senza apportare alcun contributo alla ricerca.

    Una persona che volesse contribuire alla ricerca storica lavora per la storia non per il pubblico, anche se i lettori sono "pochini" e "annoiati [...] dai polpettoni olocaustici", questo non dovrebbe incidere con gli obiettivi prefissati.

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  3. > In Mattogno non si riscontra alcuna differenza di stile tra Ritorno della Luna di Miele ad Auschwitz e la successiva rielaborazione, quindi "non si capisce" perche' queste lamentele
    sugli "insulti" non abbiano portato alla chiusura del dibattito gia' dopo il primo scritto di Mattogno.

    Concordo... ma humanum fuit errare, diabolicum est per animositatem in errore manere.

    Del resto non dovrei stupirmi più di tanto visto che Mattogno ha deciso di affidare il suoi scritto ad un sito quale AAARGH che parlando di una studiosa italiana (ne ometto il nome per decoro) con infinito garbo scrive
    " l’ingenua VP,SGUALDRINA specializzata nella denuncia dei revisionisti"*
    Alla fin fine sono stato trattato fin troppo bene...

    *AAARGH, sezione Italia Roma, Roma, 28 gennaio 2007 in Resto del Siclo n. 23 autunno 2006 e inverno 2007 pag.31

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  4. Sara' pur vero ma questo non invalida le tesi di Mattogno.

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  5. Caro Rotondi,
    val la pena continuare a controbattere sul piano "tecnico" o spacciato per tale perchè è lì che è più facile distorcere.
    La prego di non demordere.
    V.

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  6. Al di là di garbo e modestia, forma e stile, le tesi di Mattogno restano valide e inattaccabili.
    Forse dovremmo preoccuparci di più di ricercare e riportare obiettivamente la verità, anziché trincerarci dietro lo spauracchio dell'antisemitismo, tanto sbandierato nel suo libro, senza smentire nel merito di documenti, archivi e prove chimiche di sorta.
    Spero per i suoi pazienti che se la cavi meglio come chirurgo che come ossequioso servo di Sion...lo dico per loro.

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    1. questo è un suo parere molto opinabile. Penso di aver risposto fin troppo. Per quanto riguardo illazioni relative al mio lavoro non mi curo neanche di risponderla: il livello dell'anonimo interlocutore è fin troppo scadente. Buona giornata

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