Qualche anno fa fui colpito da un’intervista rilasciata in TV dall’italiano Carlo Rubbia, premio Nobel per la Fisica nel 1984.
Diceva di voler riempire una parte del deserto del Sahara di specchi solari che avrebbero fornito una enorme quantità di energia pulita a molte nazioni, risolvendo buona parte dei loro problemi energetici e ambientali, e offrendo nel contempo un’opportunità di crescita economica al continente africano.
Nell’intervista Rubbia si lamentava del fatto che, benché l’idea provenisse da un premio Nobel e non dalla mente di qualche sconosciuto stravagante, il progetto era stato completamente e inspiegabilmente ignorato.
Pare che finalmente l’idea del nostro premio Nobel sia decollata. Il progetto è stato battezzato Desertec e dovrebbe coinvolgere non solo il Sahara ma anche Sicilia, Spagna, Grecia e penisola araba.
La tecnologia utilizzata sarà quella termodinamica a concentrazione (Concentrating Solar Thermal Power) basata su specchi capaci di concentrare la luce solare. Il calore creato produce vapore necessario al funzionamento di turbine e generatori.
Secondo l'Agenzia Spaziale Tedesca occupando solo lo 0,3% della superficie del Sahara si potrebbe soddisfare l'attuale domanda di energia elettrica di Europa, Medio Oriente e Nord Africa.
Dal fronte ambientale giungono sempre e solo cattive notizie.
Questa ha tutte le caratteristiche di una buona notizia
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